Ho incontrato Armen Agop nello "Studio Sem," uno dei laboratori di scultura che hanno fatto la storia di Pietrasanta. Sem Ghelardini non c'è più da molti anni, ma la sua "presenza" è ancora a Pietrasanta e nella scultura contemporanea internazionale. Nessuno come lui ha saputo mettere in sintonia artisti provenienti da ogni parte del mondo con lo spirito della Versilia Storica. Sem si sarebbe rivolto ad Armen con l'inevitabile: "Oh biondo, di quali sei?"
Armen Agop è nato nel 1969 al Cairo in Egitto da famiglia armena.
Essere armeno ed egiziano significa portarsi dentro, nel "DNA culturale," una enorme quantità di tradizione; vivere in Italia significa aggiungere "punti di vista," e vedere sotto altre infinite sfumature la Storia dell'Uomo: nel senso della Storia dell'Umanità e nel senso della propria storia individuale.
La chiave di lettura dell'umanesimo rinascimentale, che autorizza L'Uomo ad ergersi soggetto della Storia, padrone dello spazio e del tempo, apre infinite prospettive per tutti.
La scultura di Armen Agop è una testimonianza di positività e di impegno, la volontà esplicita di lasciare un segno della propria presenza nel tempo. Anche nella scelta del materiale: il granito nero è una pietra che sfida il tempo (lo ha già sfidato per migliaia di anni e lo sfiderà ancora).
Su tale modo di essere influisce in maniera certamente non secondaria la provenienza dell'artista; ma sarebbe riduttivo legare l'uso del granito nero alla tradizione della scultura dell'Egitto dei Faraoni. Molta parte ha la cultura armena. "C' è nella lingua armena, mi racconta Armen, una parola "KOYADEVUCHUN," che non ha una parola equivalente in itlaiano: può essere tradotta con la parola "esistere," intesa però nel senso di "continuare ad esistere," "esistere nel tempo."
E' lo spirito di un popolo che ha saputo resistere alle più terribili persecuzioni facendo continuare ad esistere una insopprimibile identità culturale. Nella scuola della comunità armena del Cairo Armen ha imparato a scrivere l'armeno, che si scrive "da sinistra a destra," (come da noi) ma ha imparlato anche l'arabo, che è lingua dell'Egitto e che si scrive "da destra a sinistra." Mi è venuto spontaneo fargli una domanda su di un tema che mi affascina da sempre: "Come si fa a conciliare dentro di sé due modi di leggere il mondo così contrari: quello "da sinistra a destra" e quello "da destra a sinistra?.
Abbiamo deciso che il tondo risolve il problema, la capacità di non considerare assoluto il vedere in un corpo il davanti e il dietro, il lato principale e quello secondario.
L'opera di Armen Agop affronta la semiotica delle contraddizioni e trova una soluzione estetica: la bellezza è nell'unità della forma, che si presta ad assorbire ogni diversa possibilità di visione. La forma bella è bella da tutte le parti, non c'è il lato bello e quello brutto, quello prevalente e quello da nascondere. La bellezza sta nell'equilibrio.
Armen è un artista "cristallino;" nelle sue opere c'è la ricerca del bello senza compromessi, le forme si reggono in sé. Basta una leggera forza applicata ai bordi delle sculture ed esse si mettono ad oscillare su un punto di equilibrio dove il peso e la leggerezza si annullano. E mentre le sculture oscillano si intuisce che esse hanno la memoria dell'equilibrio. Passa poco tempo e ritornano immobili nella loro posizione iniziale: hanno resistito.
Marco Gianfranceschi
Rivista d'Arte.
Ottobre - Novembre, 2005